LETTERA PASTORALE NELLA GLORIOSA FESTA
DELLA NATIVITÀ DEL NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
NELL'ANNO DELLA SALVEZZA 2023
L'AMORE È SCESO FINO A NOI
PER RINNOVARE IL PARADISO NEI NOSTRI CUORI!
† SILUAN
Per grazia di Dio, Vescovo della Eletta da Dio Diocesi Ortodossa Romena d'Italia,
Al Piissimo Ordine Monastico, Al Reverendissimo Clero
e ai Fedeli d’Italia, San Marino e Malta,
Grazia, pace e gioia, dal Filantropo Signore, e, da noi, paterno abbraccio e apostolica benedizione.
Amati fratelli e sorelle in Cristo nato per noi nella mangiatoia di Betlemme,
Dio è Amore - ce lo rivela l'evangelista Giovanni (1 Gv 4, 8; 16) - e prosegue: Guardate quale amore ci ha dato il Padre, per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente» (1 Gv 3, 1). E “in questo abbiamo conosciuto l'amore: nel fatto che Egli ha dato la Sua vita per noi” (1 Gv 3, 16); “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie” (Mt 8, 17).
Oggi celebriamo la discesa dell'Amore su di noi e la sua rivelazione a noi, dolcemente e umilmente, teneramente, “non con artifici che ci spaventano”, ma come Bambino, come il Figlio (cfr. Is 9, 5) del nostro Padre celeste, il quale, per noi e per la nostra salvezza è disceso a noi il Paradiso dal quale i nostri avi, Adamo ed Eva, caddero. Lo testimonia il canto natalizio, il quale dice:
“Il Paradiso chiuso,
Oggi si è riaperto (...).
E gli avi, di nuovo,
attraverso la Vergine,
sono stati rinnovati”.
E il tropario che precede la celebrazione della Natività aggiunge:
“Preparati, Betlemme, l'Eden si è aperto a tutti.
Ti adorni, Efrata, che il legno della vita, nella grotta, è fiorito dalla Vergine.
Che il suo grembo si è manifestato come un Paradiso spirituale,
in cui si trova l'Albero Divino,
dal quale, mangiando, vivremo e non moriremo come Adamo.
Cristo è nato per resuscitare l'immagine prima decaduta”.
Affinché noi non potessimo più cadere dal Paradiso, il Signore “pianta” di nuovo il Paradiso dentro di noi (cfr. Lc 17, 21), mediante il Battesimo e lo fa germogliare e crescere in noi, con la sua grazia, tramite il nutrimento di ogni parola che esce dalla Sua bocca (cfr. Mt 4, 4), con il Corpo di suo Figlio – vero cibo – e con il suo Sangue – vera bevanda (cfr. Gv 6, 55), tramite l’invocazione del Suo nome e osservando i Suoi comandamenti. Poiché, colui che osserva i suoi comandamenti Lo ama (cfr. Gv 14, 21). “Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio e Dio in lui” (1 Giovanni 3, 24). In questo modo, l'uomo si rinnova “ad immagine di colui che lo ha creato” (Cl 3, 10).
Com'è possibile, dunque, che ciò che prevale nel mondo che ci circonda e ci raggira in ogni cosa sia soprattutto la sofferenza: ansia, aggressività, violenza, stress, tristezza, infelicità, insoddisfazione; e molto meno ciò che porta rinnovamento, pace, tranquillità e felicità? La risposta ci è data, in modo limpido, non appena ci esaminiamo e comprendiamo, con realismo, quanto noi e il mondo circostante ci nutriamo di ciò che fa “sviluppare” in noi il Paradiso – il Regno di Dio – e fino a che punto ci nutriamo di ciò che fa penetrare in noi l'atmosfera del mondo. Noi vogliamo essere, allo stesso tempo, con Dio e con il mondo. Vogliamo, al contempo, ricevere lo Spirito di Dio e seguire lo spirito del mondo.
Invece di appropriarci con fiducia e amore ai princìpi che sgorgano dall'amore di Dio per noi e di rispondere, a nostra volta, con amore, adottiamo fedelmente la mentalità che il mondo ci propone e, con zelo, ci adattiamo a essa. Abbiamo dimenticato che l'apostolo Paolo dice: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare, rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto” (Romani 12, 2). Trascurando ciò che ci porta la grazia e, per mezzo di essa, viene in noi il Paradiso, siamo arrivati ad assomigliare al mondo e al suo modo di pensare e di comportarsi, dimenticando che, attraverso il battesimo, abbiamo rinnegato il mondo, abbiamo rinnegato i desideri della carne e i desideri degli occhi, l'orgoglio della vita (cfr. 1 Gv 2, 16), che dominano il mondo e i suoi abitanti sempre più inquieti. La felicità, per la quale abbiamo spesso sacrificato la nostra salute e gli anni della giovinezza, incombe, sempre meno, tra i tumulti e le resistenze che ci colpiscono in ogni cosa...
Colui di Cui celebriamo la nascita, non è venuto nel mondo semplicemente per darci l'opportunità di fare regali gli uni agli altri, di mangiare e bere in abbondanza o di portare profitto ai commercianti, ma è venuto per ridare senso alla nostra vita, per restituirci alla prospettiva verticale in cui ci ha creati, per renderci partecipi del Suo amore e perché risorga in noi l’amore per il prossimo che, tanto quanto noi, cerca la felicità e spesso, nonostante tutti gli sforzi, ottiene il risultato opposto.
In Cristo Signore, di cui oggi celebriamo la natività, si sono compiute le parole del profeta Isaia, che Egli ha letto entrando per la prima volta nella sinagoga di Nazaret (cfr. Lc 4,16-17):
“Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha unto per portare il lieto annuncio ai poveri; Mi ha mandato a guarire i cuori spezzati; a predicare la liberazione ai prigionieri e la vista ai ciechi; a liberare gli oppressi e annunziare l'anno gradito al Signore” (Lc 4, 18-19).
L'amore di Dio discende, oggi, e appare a noi, in forma di compassione, vale a dire nel soffrire - insieme a tutta la creazione che soffre, fisicamente o spiritualmente nel mondo intero. E “se Dio ci ha amati così, anche noi abbiamo il dovere di amarci gli uni gli altri” (1 Gv 4, 11). L'amore compassionevole di Dio per tutti gli uomini si rinnova oggi in ciascuno di noi e apre i nostri cuori per comprendere tutti coloro che soffrono, dilata i nostri cuori per abbracciare, nella preghiera compassionevole, il mondo intero. E così come il Figlio dell'uomo “non è venuto per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17), così anche noi faremo un gran bene a questo mondo se porremo fine alla brutta abitudine di giudicare a ogni piè sospinto e fare diagnostici. E se preghiamo per il mondo, come per noi stessi, affinché in esso si compia la volontà del nostro Dio, “che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2, 4), allora l'atmosfera di questo mondo può diventare più serena e pacifica.
“Non siate debitori di nulla a nessuno”, dice l'apostolo Paolo, “se non dell'amore gli uni per gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Poiché (i comandamenti): Non commettere adulterio; Non uccidere; Non rubare; non testimoniare in modo perverso; non concupire, e qualunque altro comandamento ci sia, è contenuto in questa parola: Ama il prossimo tuo come te stesso” (Romani 13, 8-9). Il nostro popolo ha chiamato questo modo di essere “umano”, ritenendo naturale vivere secondo i comandamenti di Dio, e lo stesso Salvatore ci ha dato l’esempio (cfr Gv 13,15) rivelandoci come è naturale comportarsi ed essere.
Anche se questo mondo si è opposto, fin dall'inizio, al Signore e al modo naturale di essere, da Lui rivelati, anche se “nel mondo avremo tribolazioni”, osiamo, seguendo la sua esortazione, poiché Egli ha vinto il mondo (cfr. Gv 16, 33). Poiché, “chiunque è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. E “chi vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?”. (1 Gv 5,4-5) e, credendo, ha la vita nel suo nome (cfr. Gv 20,31).
Prego, pertanto, Cristo Salvatore – Dio-Uomo – di cui celebriamo la natività, di confermarvi nella fede, nella speranza e nell'amore, “perché vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere fortemente fortificati dal suo Spirito nell'uomo interiore, e Cristo abiti, mediante la fede, nei vostri cuori, radicati e fondati nell'amore (...)”. Prego affinché "possiate conoscere l'amore di Cristo, che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. E a Colui che in tutto ha potere di fare, molto più di tutto quanto possiamo domandare o pensare, a Lui sia gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, in tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.” (Efesini 3, 16-17; 19-20).
Con l’augurio di ogni bene per la salvezza, con paterno abbraccio e benedizione su ognuno di voi, vostro padre in Cristo,
† Vescovo Siluan
della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia
Nella luminosa Solennità della Natività del Redentore nostro, Gesù Cristo, dalla nostra residenza episcopale della città di Roma, il 25 dicembre, anno della redenzione 2023.